viernes, abril 09, 2021

Orfiche


 

“Chi intende fare offerte agli dèi, offre per primo al volo, un volatile. Cosi disse e sollevò il peplo, ed esibì per intero un luogo del corpo per nulla decente. E Iacco fanciullo si precipitò con la mano, ridendo, sotto il grembo di Baubò. Di ciò sorrise la Dea, e si rallegrò nel suo animo, e accettò la variopinta brocca, dove era il Ciceone”.

 

Leggevi i libri a tua madre

 

E poi di notte coperto con una pelle di cerbiatto

 

Euòi sabòi, euòi sabòi, danzavi

 

Con il fango e con la crusca

 

Purificavi gli iniziati:

 

Ho fuggito il male, ho trovato il meglio!

 

Orgoglioso, perché nessuno mai grida

 

Con voce tanto acuta

 

Hyés attés hyés attés!

 

 

 

Le vecchiette ti salutavano

 

Come corifeo

 

Come guida

 

Come portatore d’edera

 

Come chi regge il tirso

 

E in cambio tu ricevevi

 

Pappe di pane inzuppato

 

Ciambelle e dolci freschi

 

Chi non si sentirebbe felice, così

 

Della propria sorte?

 

 

 

Come se il figlio di Calliope tu fossi

 

E al re delle Muse tu seguissi, suonavi la cetra

 

Il tuo suono muoveva alberi e sassi

 

E con questo pneuma agli uomini scoprivi

 

Lettere e sapienza:

 

“Vediamo per mezzo della luce splendente

 

Nulla vediamo per mezzo degli occhi

 

Perché soltanto per noi, iniziati

 

É sacra la luce del sole”

 

 

 

Il Ciceone si è bevuto:

 

La discesa!

 

 

 

Ciò che ti è stato dato

 

Consumalo

 

Getta nel canestro

 

Cono, astragali, specchi..

 

Perfette ecatombe

 

Gli uomini invieranno in dono

 

Innalzando alto il clamore

 

Gradito agli dei

 

Attés hyés hyés attés!

 

Attés hyés hyés attés!

 

 

 

Trottola e rombo e bambole

 

Con le membra articolate

 

E belle mele dorate dalla voce sonora

 

Getta nella culla!

 

Nessuno mai griderà

 

Hyes attes, hyes attes!

 

Con voce tanto acuta

 

E nella brama di liberarsi degli empi progenitori

 

E della follia senza fine, celebreranno i riti..

 

 

 

Canterò per chi è in grado di comprendere

 

Parole conformi a verità e giustizia

 

Ho mangiato dal timpano

 

Ho bevuto dal cimbalo

 

Ho portato il vaso

 

Sono sceso

 

Ho versato devotamente

 

Il mio seme

 

Nella fenditura sotterranea

 

 

 

Gioisci, tu che hai sofferto!

 

Capretto cade nel latte

 

Gioisci tu che hai sofferto!

 

Ariete cade nel latte

 

Escrescenza di un corpo indolente

 

Cadi nel latte

 

Gioisci tu che hai sofferto!

 

Struzzo, balza nel latte!

 

 

 

Gioisci, si

 

Perché adesso cammini lungo la strada

 

Che va verso i prati

 

Della sacra Carnia

 

Dove ancora le donne

 

Dedite ai riti orgiastici

 

Fin da tempo molto antico

 

Hanno l’odore del sangue infecondo

 

E dello sperma umano

 

 

 

E dopo averne goduto

 

Fino al delirio

 

Fa risuonare grida divine

 

Hyés hyés hyés attés!

 

Hyés hyés hyés attés!

 

Il corpo alla potenza della morte

 

Si adegua

 

Poi vivo rimane ancora un simulacro

 

Perché solo questo discende dagli dei..

 


Testo: Eduardo Magoo Nico.

Foto: Eduardo Magoo Nico.

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